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11/01/2018

Oriente e Occidente: scambio continuo di virtuosismi, stili e tendenze

Si è aperto martedì a Firenze il Pitti Uomo 93, uno dei più importanti saloni al mondo della moda maschile. Sono 1.243 i marchi che espongono le proprie collezioni autunno-inverno 2018-2019

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Si è aperto martedì a Firenze il Pitti Uomo 93, uno dei più importanti saloni al mondo della moda maschile. Sono 1.243 i marchi che espongono le proprie collezioni autunno-inverno 2018-2019. Il 45% degli espositori sono stranieri, non male per una fiera che intende promuovere la moda italiana e internazionale, in un luogo che privilegia la cultura Made in Italy. L’Italia possiede una filiera industriale di altissima qualità che andrebbe sviluppata attraverso investimenti tecnologici, come i finanziamenti dell’Industry 4.0 e con la formazione dei giovani, rendendoli pronti al mondo del lavoro. Oggi gli accordi internazionali, che valorizzano la sostenibilità e l’origine dei prodotti, sono impegnati a contrastare la contraffazione. Pitti è anche la sede opportuna per discutere di un altro trend emergente: la moda orientale parla italiano. Ne è testimone Alessandro Bastagli che di recente ha acquisito il marchio cinese Shanghai Tang, colosso del lusso (attualmente presente solo nel mercato orientale): “Oggi dobbiamo fare il percorso inverso - ha detto -, siamo noi occidentali a dover andare in Oriente”. Così mentre Uniqlo, l'azienda fast fashion giapponese, approda in Italia, i brand seguono le mode del momento puntando sempre di più su capi casual ed essenziali che possano durare nel tempo. L’Oriente ha sempre occupato un posto speciale nella moda europea. Nel mercato globale contemporaneo prodotti e servizi circolano più o meno liberamente e il rapporto tra Oriente e Occidente sta mutando in modo radicale. L’Asia oggi concorre con i principali continenti occidentali come l’Europa e gli Stati Uniti, non soltanto per la crescita del suo sistema economico, ma anche da un punto di vista culturale, cercando di imporre le proprie concezioni. Nella competizione tessile-moda degli ultimi anni, il caso Italia-Cina offre diversi spunti di riflessione sul ribaltamento dei ruoli. La “China fever” ha persuaso l’alta moda italiana, da Moschino a Valentino, da Armani ad Alberta Ferretti. La relazione tra i due paesi riproduce vecchi stereotipi orientalisti e al tempo stesso attiva nuove prospettive, sia nell’ambito dello stile, sia in quello dell’industria. L’Asia oggi rappresenta il luogo principale per individuare delle novità. Nell’epoca in cui il fast fashion avanza, il Giappone continua a influenzare stylist e designer. Il Sol Levante, col suo fascino irresistibile, enfatizza e interpreta quella ricerca di stile e stravaganza che seduce il mondo della moda declamando una vera rivoluzione giapponese nel fashion. Una convinzione che ha rinforzato il preconcetto di una contrapposizione tra mutamento e continuità, tra modernità e passato.