Viewability e Programmatic: UPA al lavoro per definire nuove linee guida
Continua l'impegno dell'associazione nel far luce sulla definizione di annunci "viewable" e sulla complessità della filiera dell'ad-tech. Intanto, il 23 maggio verrà avviata una ricerca sull'ad blocking, insieme a FCP, IAB, AssoCom e Fedoweb
UPA ha intrapreso con decisione la strada della definizione della dimensioni del digital, assolvendo un ruolo importante per le aziende che rappresenta, quelle cioè che investono in pubblicità. Dopo aver avviato con FCP-Assointernet un tavolo di lavoro congiunto sulla viewability che ha portato alla definizione in primissima battuta di un vademecum che ha la funzione di fornire indicazioni utili e immediate a tutti gli operatori coinvolti rispetto a una metrica ormai imprescindibile, ora – come anticipato a febbraio 2015 – si passa ai fatti. Lo ha rivelato a Programmatic Italia Giovanna Maggioni, Direttore Generale di UPA, a margine della conferenza che ha animato la seconda giornata di lavori a Linkontro Nielsen. Maggioni ha in particolare annunciato che si è effettivamente avviato un test per il quale si sono prestate due aziende associate a UPA, che hanno deciso di pianificare una campagna online con il supporto di FCP-Assointernet (che ha messo a diposizione degli spazi). Il test ha la finalità di rilevare quanti e quali formati possono essere effettivamente misurati con efficacia online. Per questo «queste due campagne verranno analizzate da tutti gli istituti che oggi misurano la viewability, quindi comScore, DMA-Nextplora, Doubleclick for Publishers, Moat, Nielsen, Sizmek, con l’obiettivo di stabilire quanti formati si possono misurare, perché non tutti i formati sono misurabili. Il video, per esempio, non tutti riescono a misurarlo correttamente». La finalità non è, dunque, di identificare l’istituto migliore per la misurazione dei formati online, tanto che i dati di valutazione saranno depositati presso un notaio che li restituirà all’Associazione in maniera assolutamente anonima, ma piuttosto «capire cosa gli istituti riescono a misurare e con che livelli di percentuale sul totale investito». Tutto questo porterà «a nuove e più dettagliate guideline e, se ce la facciamo, a un ideale di percentuale di viewability che va ben oltre quello definito da IAB US che valuta come visti i formati dopo 1-2 secondi (a seconda del formato) per almeno 50% di pixel nella parte visibile dello schermo». Insomma, UPA e FCP sono attivamente impegnati nella definizione di nuovi standard che ridefiniscano questa misurazione.