Google dà spazio solo a media "falsi": l'accusa di Trump
Secondo il presidente americano, il motore di ricerca sopprime le voci dei Conservatori: "una situazione seria, che sarà affrontata". Immediata la reazione di Big G: "non manipoliamo l’opinione politica"
Google? Secondo Donald Trump è "truccato". Il presidente americano lo ha detto a chiare lettere in un tweet, affermando che i risultati delle ricerche fatte attraverso Google.com con le parole ‘Trump News’ mostrano "solo" notizie dei "Media Fake News". "In altre parole, sono alterati, per me ed altri, in modo che quasi tutte le storie e le notizie siano cattive. La falsa CNN è prominente. Repubblicani/Conservatori e media imparziali sono esclusi. Illegale?"
"Il 96% dei risultati su 'Trump News' sono di media nazionali di sinistra, molto pericoloso - prosegue Trump su Twitter -. Google e gli altri stanno sopprimendo le voci dei Conservatori e nascondendo informazioni e notizie che sono giuste. Controllano quello che possiamo e non possiamo vedere. Questa è una situazione molto seria - che sarà affrontata!".Google search results for “Trump News” shows only the viewing/reporting of Fake News Media. In other words, they have it RIGGED, for me & others, so that almost all stories & news is BAD. Fake CNN is prominent. Republican/Conservative & Fair Media is shut out. Illegal? 96% of....
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 28 agosto 2018
....results on “Trump News” are from National Left-Wing Media, very dangerous. Google & others are suppressing voices of Conservatives and hiding information and news that is good. They are controlling what we can & cannot see. This is a very serious situation-will be addressed! — Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 28 agosto 2018Ed effettivamente sembra che Trump non voglia fermarsi alle parole. Larry Kudlow, consigliere economico del presidente, parlando con la stampa, ha detto che l’amministrazione “sta dando un’occhiata” per valutare se Google e il suo motore di ricerca debbano essere regolati dal governo. Al momento comunque non è chiaro in che modo l'amministrazione potrebbe intervenire sul funzionamento di Google Search, che dipende da sistemi in gran parte automatizzati e che tra l'altro fa parte di Alphabet, una società quotata e globale. Del resto, come ricorda Key4Biz, non è la prima volta che l'amministrazione americana si esprime sulla necessità di "regolare" il potere degli OTT. In una delle diverse proposte depositate al Congresso a tal proposito, è prevista la richiesta di una maggiore trasparenza degli algoritmi alla base del funzionamento di tali piattaforme. Si tratta, in particolare della proposta di legge firmata dal senatore democratico Mark R. Warner, in cui è specificato: “il Congresso dovrebbe imporre un possibile controllo sugli algoritmi che determinano quale contenuto viene presentato agli utenti”. Su altre bozze presentate dai parlamentari Usa si legge anche la richiesta di rendere Google un “vettore nazionale, perché un bene di prima necessità, come l’acqua", il che significherebbe sottoporlo al controllo di un’Authority. Al vaglio del Congresso ci sarebbe poi anche un'altra ipotesi, ossia quella di rendere più facile citare in giudizio le Big Tech: in questo momento, infatti, la normativa Usa (Section 230) protegge le piattaforme online dall’essere citate in giudizio sui contenuti pubblicati dagli utenti. Quest'ultima proposta di legge si lega in particolare all'indagine che il Congresso sta portando avanti contro la disinformazione e l’incitamento all'odio, la censura e l’influenza sulle elezioni dei social network. Un procedimento che avrà un'importante tappa il 5 settembre prossimo a Capitol Hill, quando durante le audizioni saranno interrogati proprio i rappresentanti di Google, Facebook e Twitter.