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02/05/2024
di Cristina Oliva

Ivano Di Biasi, SEOZoom: «L'AI è una grande opportunità per realizzare strategie di marketing più performanti»

Il punto con il Ceo e Founder della società che ha sviluppato una serie di strumenti di intelligenza artificiale che integrano dei prompt Seo oriented per l'ecommerce

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Il 55% delle organizzazioni globali ha adottato l'AI e l'80% delle Fortune 500 studia continuamente nuovi modelli di applicazione. Secondo vari studi, l'AI migliora decisioni, riduce costi e aumenta la produttività, con il 75,7% dei marketer che la utilizza per creare contenuti per il mondo ecommerce, riducendo i costi fino al 90%.

Tuttavia, in Italia l'adozione tra le PMI è solo del 18%, ostacolata dalla mancanza di conoscenza e tempo per l’apprendimento. Più in generale, il 98% degli italiani conosce l'AI, ma il 77% ne è preoccupato per l'impiego, e ci sono sfide tecniche come la creazione di contenuti e l'ottimizzazione SEO che continuano a frenarne la diffusione. Queste difficoltà evidenziano il bisogno di consapevolezza, formazione e strumenti intuitivi per capitalizzare l'AI nell'ecommerce.

Ne parliamo con Ivano Di Biasi, CEO e founder di SEOZoom, il software che semplifica analisi, monitoraggio e ottimizzazione SEO di qualsiasi business online e che offre molteplici strumenti di content marketing che sfruttano l’AI.

Come sfruttare l’intelligenza artificiale in ambito digitale e, in particolare, nell’ecommerce?

Le tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale possono fornire supporto decisionale nella prima fase analitica del processo di marketing. Tali applicazioni sono utili per analizzare enormi quantità di dati di mercato in un modo che non era mai stato possibile prima, utili a identificare tendenze e specifici comportamenti dei clienti, così da prevedere i loro bisogni in anticipo e definirne con accuratezza le intenzioni di acquisto. Una grande opportunità per realizzare strategie di marketing più performanti, ma è fondamentale capire come sfruttare adeguatamente l’AI, che inevitabilmente ha dei limiti.

Quali sono i limiti dell’AI applicata all’ecommerce?

In generale, gli attuali modelli di AI generativa, come ChatGPT, Gemini, Claude eccetera, mostrano criticità simili: allucinazioni, mancata originalità e adesione al tono di voce e stile desiderati. A questi si aggiungono la difficoltà di ottenere l'output desiderato e soprattutto impostare un prompt "SEO-Oriented", rendendo i contenuti prodotti poco utili e sicuramente inefficienti. L'AI è molto utile per poter capire e intercettare le esigenze degli utenti, ma non potrà mai sostituire il lavoro e il ruolo del professionista umano per un motivo semplice: l’intelligenza artificiale basa la sua conoscenza sul passato, mentre l'essere umano può costruire il futuro. Se pensiamo all’e-Commerce, ad esempio, l’AI ci fornisce dati interessanti e utili, ma non fa elaborazioni sui contenuti; con la nostra empatia e la nostra esperienza, invece, noi possiamo andare oltre, anticipando le esigenze dei consumatori. Però possiamo imparare a usare bene l’AI, impostando dei prompt specifici per insegnarle a “empatizzare” con l'utente. 

In che modo possiamo rendere l’AI più “empatica”? Ci fornisci un esempio concreto?

Possiamo “dare in pasto” all’AI un elenco di prodotti con le singole caratteristiche, indicando per ognuno i punti di forza, le debolezze, le carenze. A questo punto, possiamo chiedere all’AI di trovare quali possono essere le domande comuni che gli utenti si pongono di fronte a questi prodotti, quali sono i dubbi più frequenti, e di conseguenza scoprire quali contenuti dobbiamo generare per fornire risposte adeguate. Più in generale, dobbiamo usare l'AI come motore di ragionamento e di comprensione per accompagnare il nostro lavoro.

Quale problema riscontri nella produzione di contenuti testuali per un sito ecommerce con l’AI?

Possiamo definirlo un problema di approccio. L’AI generativa è essenzialmente uno strumento "informational", capace cioè di generare testi informativi e quasi “accademici” su qualsiasi argomento, attingendo alla base di conoscenza acquisita nella fase di addestramento. Per le applicazioni in ambito commerciale dobbiamo fare un passo in più, sfruttare questa conoscenza con un focus differente, che vada verso il transactional e commercial che interessano l'e-commerce.

SEOZoom ha una soluzione Data Driven Seo che sfrutta l’AI?

In SEOZoom abbiamo sviluppato una serie di strumenti di Intelligenza Artificiale che integrano dei prompt SEO-Oriented. Per dirla in modo più semplice, SEOZoom istruisce l'AI fornendo un focus differente grazie ai dati SEO: insight di ciò che sta piacendo a Google dei competitor meglio posizionati, non solo contenuti, ma anche la struttura delle informazioni, argomenti trattati e tono di voce.

Perché questo approccio è differente rispetto ad altri strumenti AI che si sono diffusi?

La nostra intuizione innovativa è far “ragionare” l'AI su dati specifici, non lasciarla generare in maniera "aperta", in modo da ridurre le allucinazioni e da poter orientare meglio il contenuto verso il risultato desiderato. Con AI Writer, ad esempio, è possibile generare un testo in pochi secondi su qualsiasi argomento, ottenendo esattamente un contenuto “SEO oriented”, strutturato per rispondere nella forma e nei temi trattati alle urgenze informative del pubblico che esegue una ricerca su Google, con il tono giusto e il taglio adatto, anche per intenti transactional e commercial che interessano gli e-Commerce. Grazie a questo approccio SEO Data-Driven possiamo impostare cosa scrivere e come scriverlo, così da non lasciare l’AI “senza guinzaglio” e ottenere risposte migliori e più utili.

Parlando più specificamente di SEO, quali sono le tendenze del settore? Si tornerà a proclamare “La Seo è morta”?

No, la SEO non è morta, ma la sensazione è che Google stia un po’ abbandonando Google come motore di ricerca. Il motore di ricerca è il prodotto aziendale che porta guadagni, grazie in particolare alla rete di investimenti pubblicitari degli inserzionisti in Google ADS. Ma Google ha un problema: sta restando dietro sull'AI. E quindi, anziché concentrarsi sul migliorare un prodotto che funziona, che porta soldi e che essenzialmente ha pochi competitor, l’azienda sembra aver orientato le sue attenzioni e i suoi investimenti su altri prodotti.

Cosa significa questo in concreto? Che si è fermata l'attività sul motore di ricerca, che appare statico, in stato semi-dormiente. Due mesi fa ho personalmente fatto una modifica sostanziale a un sito che curo, che genera milioni di visite: ho completamente cambiato la struttura dei link interni, quindi essenzialmente ho stravolto il sito. Solitamente, negli anni passati questo intervento avrebbe provocato un immediato impatto: un enorme guadagno di traffico o, al contrario, una perdita netta. E invece, ad oggi non c’è stata nessuna variazione. Analizzando poi alcuni settori verticali grazie agli strumenti di SEOZoom ho avuto conferma che, almeno empiricamente, Google sembra aver deciso chi deve uscire in SERP in modo preordinato. In particolare, ho notato che il Traffic Share (una metrica che mostra chi fa più traffico su tutto l'intento di ricerca, non solo su una keyword) è sempre più distribuito in base alla Zoom Authority (la metrica che classifica l'autorevolezza di un sito web). Quindi, più sei autorevole più sei in alto - e questo potrebbe sembrare "normale". Ma c'è di più: in alcuni settori, i siti sono sempre gli stessi e i siti piccoli conquistano al massimo la parte residuale del traffico organico.

Quindi, per i siti più piccoli ad oggi non ha senso investire tempo e soldi nel creare contenuti SEO "perfetti" perché le chance di posizionamento sono basse in partenza. Un sito piccolo riesce a conquistare vero traffico solo quando lavora su temi e keyword "trascurati" dai grandi competitor: bisogna cioè lavorare sui gap, sui vuoti lasciati dai competitor, perché altrimenti Google metterà nelle posizioni di maggior visibilità sempre i siti più forti.

E quindi come si può avere successo oggi, viste le condizioni di Google?

Bisogna cambiare prospettiva e riuscire a individuare e sfruttare keyword trascurate, su cui noi e i competitor più forti non abbiamo ancora lavorato. In questo senso, SEOZoom risulta fondamentale perché offre vari strumenti per fare la keyword research in modo rapido ed efficace. Possiamo ad esempio partire dall’analisi di una specifica nicchia di mercato, oppure cercare parole chiave strategiche partendo dalle metriche di Keyword Opportunity e Keyword Difficulty (che, rispettivamente, stimano il livello di opportunità e di difficoltà per competere su quei termini rispetto ai siti già scelti da Google), o ancora prendere come riferimento un sito competitor di autorevolezza simile e condurre un’analisi del content gap. Insomma, le strade sono molteplici e dobbiamo solo trovare l’approccio che risulta più adatto alle nostre esigenze.

C’è il rischio che Google penalizzi siti che utilizzano l’AI per generare contenuti?

Molto banalmente, Google non può penalizzare chi usa l’AI per scrivere testi perché non c’è ancora un metodo certo per distinguere chi ha creato un contenuto. E poi, sarebbe controproducente per Google disincentivare l’utilizzo di strumenti AI, visto che ne produce vari (come Gemini) e che li utilizza per migliorare il suo motore di ricerca. Non è un caso, quindi, che in questi mesi sia anche cambiata la “posizione ufficiale” sui contenuti: inizialmente, le linee guida di Google dicevano che i contenuti dovevano essere “scritti dalle persone per le persone”, mentre ora non c’è più il riferimento umano, per così dire. In pratica, ciò significa che per Google conta solo che i contenuti siano di alta qualità, che rispondano alle esigenze delle persone che usano il motore di ricerca e che non siano smaccatamente scritti solo per ottenere clic. Non importa chi crea il contenuto, se essere umano o AI, anche se come detto conta molto “dove” viene pubblicato.

In definitiva, anche per Google l'AI è uno strumento di scrittura che dà opportunità di velocizzare alcuni compiti per raggiungere un risultato: la chiave sta nell’imparare a sfruttare al meglio la tecnologia. In SEOZoom lavoriamo quotidianamente a questo obiettivo, abbinando l’intelligenza artificiale al nostro software studiato appositamente sviluppare contenuti in grado di soddisfare in pieno l’intento di ricerca degli utenti.

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