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16/01/2019
di Caterina Varpi

Facebook: regole più severe per le inserzioni pubblicitarie nei Paesi con elezioni nel 2019

Ad essere coinvolti saranno UE, India, Nigeria e Ucraina a cui saranno estese le norme sugli spot elettorali che sono state messe a punto per evitare interferenze nel voto introdotte in Usa

Facebook introdurrà regole più severe per le inserzioni pubblicitarie politiche sul social network nei Paesi in cui nel 2019 si terranno le elezioni, in modo da evitare la diffusione di fake news nate per influenzare l'esito delle consultazioni. Ad essere coinvolti saranno l'Unione europea, India, Nigeria e Ucraina a cui saranno estese le norme sugli spot elettorali che sono state messe a punto per evitare interferenze nel voto introdotte in Usa lo scorso anno in seguito al Russiagate e in altri Paesi. Lo riporta la Reuters che ha intervistato due manager della società. A partire da oggi in Nigeria, dove il 16 febbraio si terranno le elezioni presidenziali, solo le persone che dimostrano di risiedere nel Paese potranno pubblicare inserzioni elettorali. Stessa cosa da febbraio in Ucraina, che andrà alle urne il 31 marzo. In India, al voto in primavera, gli spot elettorali e i loro acquirenti saranno inseriti in un archivio online consultabile che sarà conservato per sette anni. Un sistema simile, già adottato in Uk e Brasile, verrà attivato anche in Europa in occasione delle elezioni europee di maggio. Tra gli altri appuntamenti dell'anno vi sono le elezioni in Australia, Indonesia, Israele e Filippine, per le quali Menlo Park non ha ancora stabilito con quali mezzi intervenire. Facebook ha scelto di applicare regole differenti nelle varie aree geografiche in modo da adattarsi meglio alle legislazioni locali, sottolineando che le nuove norme sono il frutto del confronto nato con i diversi gruppi governativi. Menlo Park punta comunque alla realizzazione di strumenti di monitoraggio che possano essere applicati su scala globale e che dovrebbero essere introdotti a giugno. Le nuove politiche di Facebook sono un effetto del Russiagate, cioè dell'inchiesta sulle presunte interferenze di Mosca nelle elezioni presidenziali che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca a fine 2016.

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