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03/01/2019
di Alessandra La Rosa

Le aziende usano sempre più fonti di dati, ma l'identity resta una sfida

Secondo uno studio Salesforce, nonostante la grande disponibilità di informazioni, molte imprese faticano ancora a raggiungere una visione completa ed esaustiva dei loro consumatori

Oggi, tra i fattori di potenziale successo di una campagna, c'è anche il numero di sorgenti di dati utilizzate: più sono, più la campagna ha possibilità di raggiungere il consumatore ideale e dunque di avere più efficacia. Lo sanno bene le aziende, che di anno in anno impiegano sempre più fonti di informazioni sui consumatori, dai tassi di apertura delle email allo storico degli acquisti ai click sulle pubblicità. Secondo uno studio di Salesforce, il numero medio di fonti di dati usato da un'azienda si stima potrà aumentare da 10 nel 2017 a 12 quest'anno, a 15 nel 2019, con un balzo del 50% in soli due anni. Ma nonostante la grande disponibilità di dati nelle mani dei brand, molte imprese faticano ancora a raggiungere una visione completa ed esaustiva dei loro consumatori: solo il 47% ammette di esserci riuscito. Tra gli strumenti utilizzati per la customer identity, si fanno strada svariate soluzioni, tra cui le DMP, storicamente usate per ottimizzare le performance pubblicitarie e gli acquisti media, ed ora adottate anche a tale scopo dal 76% degli intervistati. Sempre a proposito di DMP, le aziende si aspettano che il loro utilizzo possa aumentare del 64% entro il 2020 e che il modo in cui viene utilizzata la tecnologia possa evolvere e ampliarsi, non solo comprendendo la gestione e risoluzione dell'identity, ma anche la personalizzazione dei contenuti e tanto altro.

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