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11/02/2020
di Rosa Guerrieri

Agcom, entro il 2025 creeremo ogni anno fino a 163 zettabyte di dati

L'autorità ha condotto, insieme a Agcm e Garante Privacy, un’ampia indagine conoscitiva sul mondo dei big data, mettendone in risalto anche le nuove sfide per utenti e mercato

Quanto è "big" il fenomeno dei big data? Da questa domanda è partita un’ampia indagine conoscitiva di Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) e Garante Privacy che si è proposta di definire l’orizzonte di un fenomeno destinato a permeare il futuro stesso dell’umanità e del suo rapporto con le tecnologie. Il rapporto giunge al termine di una intensa e proficua collaborazione, avviata nel 2017, e segna la prima volta in Europa che tre authority si alleano per un’analisi di questa portata. L’indagine pone l’accento sulle nuove sfide a partire dall’impatto della profilazione algoritmica e delle piattaforme online sul grado di concorrenza in vecchi e in nuovi mercati rilevanti, passando per l’effetto del programmatic advertising sulla qualità dell’informazione, fino alla valutazione della privacy in ambiti non attualmente coperti dal Gdpr. Ciò anche al fine di cogliere appieno le possibili sinergie tra le tre autorità e identificare gli strumenti più appropriati per eventuali interventi. Negli ultimi anni i dati hanno assunto importanza via via crescente nell’organizzazione delle attività di produzione e di scambio, a tal punto da poter essere considerati, oltre che la proiezione della persona nel mondo digitale, anche una risorsa economica a tutti gli effetti, anzi la risorsa di gran lunga più importante in molti settori. Infatti, grazie agli avanzamenti nell’ambito dell’Information e Communication Technology (ICT), le organizzazioni tendono a raccogliere dati di qualsiasi tipo, ad elaborarli in tempo reale per migliorare i propri processi decisionali e a memorizzarli in maniera permanente al fine di poterli riutilizzare in futuro o di estrarne nuova conoscenza. La creazione di dati sta seguendo un processo esponenziale: nell’anno 2018 il volume totale di dati creati nel mondo è stato di 28 zettabyte (ossia 28 miliardi di terabyte), registrando un aumento di più di dieci volte rispetto al 2011, e si prevede che entro il 2025 il volume complessivo dei dati arriverà fino a 163 zettabyte. Il motore primario di questo processo di generazione di dati è indubbiamente internet: attraverso la rete, infatti, in un minuto sono inviati 44 milioni di messaggi, sono effettuate 2,3 milioni di ricerche su Google, sono generati 3 milioni di “mi piace” e 3 milioni di condivisioni su Facebook, e sono effettuati 2,7 milioni di download da YouTube. Google elabora dati di centinaia di Petabyte (PB), Facebook ne genera oltre 10 PB al mese e Alibaba decine di Terabyte (TB) al giorno per il commercio online. Questa espansione, guidata dall’affermazione delle piattaforme online, subirà un’ulteriore accelerazione con la connessione tra oggetti e le applicazioni 5G. In questo quadro si pongono nuove sfide: la centralità del dato, anche come bene economico e l’importanza della sua tutela come diritto fondamentale della persona; l’impatto della profilazione algoritmica e delle piattaforme online sul grado di concorrenza in vecchi e in nuovi mercati rilevanti; l’effetto del programmatic advertising sulla qualità dell’informazione e sulle modalità di diffusione e acquisizione della stessa; la tutela e la promozione del pluralismo online in un contesto informativo esposto a strategie di disinformazione e di hatespeech; la necessità di garantire trasparenza e scelte effettive al consumatore, con particolare attenzione alla tutela dei minori, in relazione alla consenso circa l’uso del proprio dato; la protezione del dato personale anche in ambiti non attualmente coperti dal GDPR; e la definizione di politiche di educazione in relazione all’uso del dato. A tale scopo le tre autorità individuano alcune raccomandazioni, tra cui leggi appropriate, cooperazione internazionale, una maggiore consapevolezza degli utenti, rispetto della concorrenza e controlli anticoncentrazione. L'indagine è accessibile a questo link.

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