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06/03/2020

Video on demand in Europa, un mercato da 10 miliardi

Il futuro della televisione sarà all’insegna del web. La conferma arriva dal nuovo report dell’Area Studi di Mediobanca dedicato al piccolo schermo

Il futuro della televisione sarà all’insegna del web. La conferma arriva dal nuovo report dell’Area Studi di Mediobanca dedicato al piccolo schermo. La broadband tv diventerà il prossimo anno la piattaforma leader per diffusione in Italia superando anche il digitale terrestre e raggiungendo 9,2 milioni di abitazioni rispetto ai 5,9 milioni del 2019 con una crescita media annua del 25% (fonte ITMedia Consulting). I servizi via internet continueranno a crescere con Amazon, proprietaria di Prime Video, intenzionata a investire nella produzione di nuovi contenuti italiani e Disney pronta a lanciare in Italia dal 24 marzo la piattaforma streaming Disney+. La proliferazione di nuovi contenuti renderà, inoltre, fondamentale il ruolo degli aggregatori: da questo punto di vista Sky Italia e Tim, sottolinea Mediobanca, sembrano essere avvantaggiate sulla concorrenza. Grazie soprattutto a fusioni, acquisizioni e alleanze, si prevede poi che il mercato del video on demand supererà in Europa Occidentale i 10 miliardi di giro d’affari totale, con tassi di crescita a doppia cifra (+12%). Mediobanca prevede poi un ulteriore consolidamento del settore televisivo tradizionale al fine di contenere l’avanzata dei servizi Ott, come sta accadendo con il progetto pan-europeo di Mediaset.

Il settore televisione e radio in Italia nel 2018

Dando uno sguardo a quanto avvenuto nel 2018, Mediobanca evidenzia come il settore “televisione e radio” abbia registrato in Italia un giro d’affari di 9 miliardi, in crescita dell’1,8% sul 2017. L’incremento ha riguardato sia la televisione in chiaro (4,8 miliardi, +0,4%), sia la televisione a pagamento (3,5 miliardi, +2,9%) e, soprattutto, la radio (0,7 miliardi, +6,7%). Rimane invariato il peso del comparto sul Pil nazionale, pari allo 0,5%. Il mercato radiotelevisivo si conferma, inoltre, fortemente concentrato con i tre operatori principali (Rai, Mediaset e Sky Italia) che detengono congiuntamente il 90% circa dei ricavi televisivi totali. Gran parte dei ricavi della tv in chiaro è realizzata da Rai (47,3%) e Mediaset (34,3%), seguite da Discovery (4,3%), La7 (2,6%) e Sky (2%). Per quanto riguarda la tv a pagamento, l’operatore più importante è Sky, che determina da sola l’80,3% del fatturato, seguita da Mediaset (12,4%). Questo comparto si conferma in buona salute grazie all’aumento dei ricavi da abbonamenti (+3,8%) che compensa parzialmente il calo delle entrate da pubblicità (-5,6%). Con circa 4 ore di consumo medio giornaliero a persona, la televisione rimane il canale di informazione e intrattenimento al quale gli italiani sono esposti più a lungo durante la giornata.

I principali gruppi televisivi del Bel Paese

I principali operatori televisivi italiani (Mediaset, Sky, Rai, Walt Disney, Discovery, Viacom, Fox Networks e La7) hanno fatturato 10 miliardi nel 2018 (+0,2% sul 2017 e +7,2% sul 2014). Gruppo Mediaset, unico broadcaster italiano che opera anche all’estero, si conferma primo operatore (3,4 miliardi, -6,5% sul 2017) grazie ai ricavi ottenuti in Spagna (1 miliardi), dove nel 2018 si è collocato al primo posto per quota d’ascolto. Completano il podio Sky (3,2 miliardi, +12%) e Rai (2,6 miliardi, -1,7%), entrambe davanti a Mediaset considerando i soli ricavi nazionali. Gli operatori privati a controllo statunitense (Sky, Disney, Discovery, Viacom, Fox Networks) hanno registrato un fatturato superiore a quelli a controllo italiano (Mediaset, La7), chiudendo il 2018 rispettivamente a 4 miliardi (+8% sul 2017) e 3,5 miliardi (-6%). In termini occupazionali, solo Sky aumenta in modo considerevole la forza lavoro fra il 2014 e il 2018 con 250 unità in più. In generale, nel periodo 2014-18 è diminuita la redditività industriale, ma alcune società continuano a brillare per ebit margin: Discovery (14,3%), Viacom (7,4%) e Mediaset (7%).  Migliorano in modo evidente Viacom (+13,6%), La7 (+9,8%) e Rai (+7,7%). Sky guida la classifica per offerta di canali televisive con 3 canali in chiaro e 43 a pagamento, posizionandosi davanti a Mediaset (15 in chiaro e 9 a pagamento).

Sky primo operatore privato in Europa per ricavi

In Europa il giro d’affari del mercato televisivo è stato nel 2018 pari a 100,3 miliardi (+2% sul 2017). A crescere è soprattutto la tv a pagamento (+4,3% sul 2017) grazie all’ integrazione delle offerte tradizionali con i servizi fruibili attraverso la banda larga (fonte ITMedia Consulting). I principali operatori privati hanno fatturato 59 miliardi, di cui circa la metà generato da realtà statunitensi. Al primo posto per ricavi, sempre tra gli operatori privati, spicca Sky (15,2 miliardi), seguito da RTL Group (6,5 miliardi) e da Netflix International (5,6 miliardi). Ottavo posto per il primo broadcaster italiano, Mediaset (3,4miliardi). In media, nel periodo 2014-2018 i colossi privati del settore televisivo sono cresciuti del 9,2%. Ottime soprattutto le performance degli Ott Netflix (+80,3%), Prime Video Amazon (+63,9%) e Danz Group (+10,6%). Complessivamente, a livello europeo, l’ebit margin si attesta all’11,8%, ancora in doppia cifra ma in calo di 4,1 punti percentuali sul 2014. Mediaset spicca per solidità finanziaria (rapporto debiti finanziari/capitale netto pari al 40,5%), posizionandosi al secondo posto assoluto dietro RTL Goup (25,2%), con performance nettamente superiori alla partecipata ProSiebenSat.1 (313,2%).

Il mercato televisivo europeo: il settore pubblico e il canone

La Germania detiene il servizio radiotelevisivo pubblico col maggior fatturato (8,7 miliardi nel 2018), addirittura tre volte rispetto a quello italiano (2,6miliardi). Completano il podio Regno Unito (6,6 miliardi) e Francia (3,8 miliardi). La Germania è capofila anche per crescita del giro d’affari nel 2018 (+2% sul 2017), davanti alla Francia (+0,3%); in contrazione i ricavi della Spagna (-0,4%), dell’Italia (-1,7%) e del Regno Unito (-2,6%). La Germania risulta prima anche in base ai ricavi della televisione pubblica per abitante: 105 euro per ogni tedesco, 99 euro per ogni britannico, 58 euro per ogni francese e 42 euro per ogni italiano. L’Italia si distingue, però, per redditività industriale: la tv pubblica italiana è l’unica col segno positivo in Europa con un ebit margin del 2,6%. Marginalità negativa, invece, per Francia (-0,3%), Spagna (-0,7%) e Regno Unito (-0,8%). Meno positivi per l’Italia i dati sulla struttura finanziaria che la posizionano all’ultimo posto per solidità patrimoniale (debiti finanziari all’83,9% del capitale netto), mentre Spagna (9,4%), Francia (14,4%) e Regno Unito (53%) godono di migliore salute. Italia fanalino di coda anche per investimenti in infrastrutture (3,1% dello stock nel 2018) dietro a Francia (5,2%), a Regno Unito (5%) e Spagna (3,4%). Capitolo canone: l’Italia vanta il canone più basso fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (0,25 euro al giorno per abbonato contro una media europea di 0,372 euro). Molto più costose per i contribuenti la tv pubblica tedesca (0,58 euro giornalieri), quella britannica (0,46 euro) e la francese (0,38 euro). Dal 2015 al 2019, fra i maggiori Paesi europei, solo l’Italia ha ridotto il canone; la Gran Bretagna l’ha incrementato del 6,2% e la Francia del 2,2%, stabile quello tedesco. Nel 2019 la quota del canone ordinario incassata dalla Rai è stata pari a circa l’83% del totale (percentuale inferiore alla media europea dell’89,5%2), ovvero 74,4 dei 90,0 euro pagati annualmente da ogni abbonato; la quota del canone non incassata dalla Rai viene trattenuta dallo Stato: 15,6 euro per abbonato, equivalenti a circa 340 milioni di euro ogni anno. Gli indici d’ascolto sono infine dominati dalla Rai, la tv pubblica più seguita in Europa (36,3% di share nel giorno medio nel 2018), più della BBC (30,9%), di France Télévisions (28,4%) e delle tedesche ARD (27,6%) e ZDF (20,7%).

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