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12/02/2019
di Lorenzo Mosciatti

Il nuovo Vanity Fair punta su social ed eventi. Dal digitale il 22% dei ricavi pubblicitari

Debutta domani la nuova formula editoriale messa a punto da Simone Marchetti, direttore del settimanale di Condé Nast dallo scorso dicembre

Il nuovo Vanity Fair parte dai social per proseguire il suo percorso in edicola e concluderlo con gli eventi. Sono questi i tre step in cui si articola l'offerta editoriale del nuovo corso del settimanale di Condè Nast, un progetto che porta la firma di Simone Marchetti, direttore dallo scorso dicembre al posto di Daniela Hamaui. «Si parte dall’elemento virale, un contenuto, una performance, un’idea, una provocazione che viene lanciata sui social all’inizio della settimana e che diventa virale», spiega Marchetti. In questo modo, si «riporta Vanity Fair al centro della conversazione, si fa un giornale che, contro tendenza, torna a generare tanta rassegna stampa». Il secondo atto è l'edizione cartacea, in uscita come sempre il mercoledì, «che invece di scimmiottare Instagram torna a essere un giornale “radicale” ispirato al pop degli anni '70 e 80». Il terzo atto, che vedrà il suo pieno compimento nei mesi a venire, è «la performance, il teatro, la cosa più moderna e contemporanea, perché dopo l’esperienza virtuale è con l’esperienza reale che oggi conquisti le persone e ricuci lo strappo che la tecnologia ha creato tra passato e presente». Attraverso questa offerta di eventi, come panel, performance, mostre come quella già in cantiere per il Salone del mobile, spazi di incontro anche nella sede Condé Nast dove ad esempio lunedì sera cento lettori hanno scoperto il giornale in anteprima, l’obiettivo è quello di andare oltre il brand e, come dice ancora Marchetti, creare «un network». Il nuovo look dell’edizione cartacea, che debutta in edicola domani con Raffaella Carrà in copertina, è stato curato dal direttore creativo Massimo Pitis, che per Condé Nast aveva già firmato il Wired insignito a New York del titolo di miglior magazine del mondo. Tra le novità che caratterizzano al copertina il nuovo slogan sopra la testata, “quello che è non è quello che sembra”.

I numeri di Vanity Fair

Con l'arrivo di Simone Marchetti, l'obiettivo di Condè Nast è incrementare il volume d'affari di Vanity Fair. Il magazine può contare su una diffusione cartacea di 95.605 copie (dati di dicembre) e complessiva, considerando anche il digitale, di 229.867 copie (dati Ads). Questi invece i numeri del sito web: 11,8 milioni di utenti unici mensili, 115 milioni di pagine viste e 19,5 milioni di visite. Sul fronte social, i fan e follower sono arrivati a fine 2018 a quota 2,7 milioni, in crescita del 7% sul 2017. Ad oggi i ricavi pubblicitari di Vanity Fair arrivano per il 75% dal cartaceo, per il 22% dal digitale e per il 3% dagli eventi, con queste ultime due voci destinate ad aumentare il loro peso nei prossimi anni. Per tutta Condè Nast il 69% del giro d'affari pubblicitario arriva dal cartaceo, il 23% dal digitale e l'8% dagli eventi. Il primo numero del nuovo corso ha raccolto 158 pagine di pubblicità, con un fatturato di circa 1,2 milioni di euro superiore del 50% rispetto a quello dello stesso numero del 2018.

Le novità e le firme del magazine

Il magazine si apre con le pagine della nuova sezione Visioni, «una riflessione sulla contemporaneità, però fondata sull’idea della sorpresa anche un po’ folle, di creare aspettativa, i lettori devono chiedersi che cosa abbiamo combinato questa settimana, e di riportare emozione nella lettura: a volte i giornali peccano di serietà, invece la leggerezza e l’arte sono strumenti profondissimi». In questo numero, per esempio, aprono lo sfoglio l’artista Maurizio Cattelan, l’editorialista Mattia Feltri e lo scrittore israeliano Eskhol Nevo. Daria Bignardi torna a occuparrsi di libri e fa un paragone tra il 1938 e il 2019 con un libro di Elio Vittorini che sembra scritto oggi. Il cuore del giornale, l’attualità e le grandi storie, viene valorizzato da un design pensato “su misura” per ogni pagina. Ritorano il tempi di lettura, un marchio di fabbrica di Vanity Fair Italia eliminato dal precedente direttore. Tra le nuove firme, Ambra Angiolini e l'astrologa Maria Rivolta Celeste, mentre tornano Roberto D’Agostino e Costantino della Gherardesca. E  altri nomi si aggiungeranno nelle prossime settimane. Cambiano radicalmente moda e bellezza, «all’insegna dell’inclusività, del culto della differenza, del desiderio di usare abiti e makeup non come rappresentazione di uno status o di un’appartenenza ma come espressione di sé, come strumenti identitari, veicoli di valori e convinzioni, anche politiche». La moda attinge a un nuovo parco stylist e fotografi, per la maggior parte giovani under '30. «Il nuovo progetto di Vanity Fair vede al centro la produzione di contenuti d’eccellenza e la creazione di contesti emotivi aggreganti», dice Francesca Airoldi, direttore generale Sales & Marketing di Condé Nast Italia. «L’editoria contemporanea deve essere laddove sono i fruitori di contenuti e dove le aziende possano dialogare con la community del brand, che siano nostri fan, follower o nostri lettori o utenti, o i fortunati che parteciperanno alle nostre numerose experience».

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