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22/02/2023
di Andrea Di Domenico

Guerra e disinformazione: un terzo dei siti di fake news è finanziato dalla pubblicità

E’ quanto sostiene un report di Competence e Newsguard, secondo cui dall’inizio dello scontro tra Russia e Ucraina sono oltre 358 i siti che hanno diffuso notizie false sul conflitto

Credit foto: Markus Spiske (da Pexels.com)

Credit foto: Markus Spiske (da Pexels.com)

Secondo un report dell’agenzia di PR Competence e di NewsGuard, organizzazione che misura l’affidabilità dell’informazione online, a un anno dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, sono oltre 100 le fake news sulla guerra circolate su internet, e almeno 358 i siti che hanno le hanno diffuse.

Il trend sarebbe peraltro in crescita: soltanto negli ultimi quattro mesi, gli analisti di Newsguard hanno verificato e smentito 36 bufale e identificato 94 nuovi siti che diffondono informazioni false sulla guerra.

Guerra e fake news: il ruolo della pubblicità

Il report si sofferma anche sul ruolo delle aziende e della pubblicità che finisce, spesso inconsapevolmente, per finanziare la disinformazione: quasi un terzo dei siti identificati come diffusori di disinformazione sulla guerra continua a guadagnare dalla pubblicità programmatica, in molti casi posizionata “per conto di marchi importanti”, spiegano gli autori della ricerca. Nonostante la crescente attenzione delle aziende per tematiche come brand safety e brand suitability, il pieno controllo della veicolazione delle proprie campagne online sempra quindi ancora distante. 

“A un anno dall’invasione russa in Ucraina continuiamo a scovare disinformazione sul conflitto. Il problema non è soltanto che i lettori vengono fuorviati e confusi. Gli inserzionisti spesso non sanno che i loro annunci pubblicitari compaiono su siti che supportano la disinformazione del Cremlino mettendo in pericolo la sicurezza del loro brand e sovvenzionando inconsapevolmente la propaganda russa”, ha affermato Virginia Padovese, Managing Editor per l’Europa di NewsGuard.


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Per far fronte all’ondata di disinformazione generata dalla guerra, nel marzo 2022 piattaforme come Facebook, Twitter, YouTube e TikTok avevano bloccato i canali e i profili dei media statali russi, primi tra tutti Sputnik e RT. La stessa Unione europea ne ha sospeso le attività di radiodiffusione in Europa. Eppure, nonostante le restrizioni, la disinformazione ha continuato a proliferare, spiegano gli autori della ricerca.

Nel marzo 2022, a poche settimane dall’inizio del conflitto, gli analisti di NewsGuard avevano rilevato come TikTok presentasse ai suoi utenti informazioni false e fuorvianti sulla guerra entro 40 minuti dalla loro registrazione sull’app, senza bisogno di eseguire alcuna ricerca attiva sull’argomento.


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A un anno dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, NewsGuard ha verificato che i documentari propagandistici di RT hanno continuato a circolare indisturbati su YouTube, nonostante le restrizioni della piattaforma nei confronti dei media finanziati dallo Stato russo. Gli analisti hanno rintracciato più di 250 caricamenti di documentari sulla guerra prodotti da RT e diffusi da più di 100 canali YouTube. Tra le affermazioni bollate da NewsGuard come false e fuorvianti diffuse da questi film vi sono la teoria secondo cui le autorità ucraine avrebbero commesso un “genocidio” dei russofoni nel Donbass e l’affermazione secondo cui il “nazismo” sarebbe prevalente nella politica e nella società ucraine.

Brufani (Competence): servono giornalisti e comunicatori responsabili

“La tempestività e un approccio sensazionalista alle notizie stanno mettendo in secondo piano la verifica delle fonti e gli approfondimenti sul campo - ha dichiarato Lorenzo Brufani, Founder e CEO di Competence – Oggi conta purtroppo sempre di più il traffico generato on line di un pubblico che non legge più ma che si limita a "vedere" le notizie, soffermandosi sul titolo ad effetto o su una foto o un video impattante. Così facendo la propaganda ha campo fertile e clamorosamente la over connessione sui social finisce per creare delle bolle di sconnessione soprattutto sulle nuove generazioni. Sono le notizie a trovare noi e si sta perdendo la capacità di analisi e di confrontare e rispettare posizioni diverse. Ormai siamo in una fase di comunicare "contro", dove chi non la pensa come noi è un nemico da annientareperché ha sempre e comunque torto. La stagione del dialogo ha ormai lasciato il campo al monologo. Ecco perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di giornalisti e comunicatori responsabili che difendono e rispettano le regole fondamentali della nostra democrazia. Questo vale dalla politica alla salute, dalla cronaca alla tecnologia”.

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