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28/08/2018
di Alessandra La Rosa

Google dà spazio solo a media "falsi": l'accusa di Trump

Secondo il presidente americano, il motore di ricerca sopprime le voci dei Conservatori: "una situazione seria, che sarà affrontata". Immediata la reazione di Big G: "non manipoliamo l’opinione politica"

Google? Secondo Donald Trump è "truccato". Il presidente americano lo ha detto a chiare lettere in un tweet, affermando che i risultati delle ricerche fatte attraverso Google.com con le parole ‘Trump News’ mostrano "solo" notizie dei "Media Fake News". "In altre parole, sono alterati, per me ed altri, in modo che quasi tutte le storie e le notizie siano cattive. La falsa CNN è prominente. Repubblicani/Conservatori e media imparziali sono esclusi. Illegale?"

"Il 96% dei risultati su 'Trump News' sono di media nazionali di sinistra, molto pericoloso - prosegue Trump su Twitter -. Google e gli altri stanno sopprimendo le voci dei Conservatori e nascondendo informazioni e notizie che sono giuste. Controllano quello che possiamo e non possiamo vedere. Questa è una situazione molto seria - che sarà affrontata!". Ed effettivamente sembra che Trump non voglia fermarsi alle parole. Larry Kudlow, consigliere economico del presidente, parlando con la stampa, ha detto che l’amministrazione “sta dando un’occhiata” per valutare se Google e il suo motore di ricerca debbano essere regolati dal governo. Al momento comunque non è chiaro in che modo l'amministrazione potrebbe intervenire sul funzionamento di Google Search, che dipende da sistemi in gran parte automatizzati e che tra l'altro fa parte di Alphabet, una società quotata e globale. Del resto, come ricorda Key4Biz, non è la prima volta che l'amministrazione americana si esprime sulla necessità di "regolare" il potere degli OTT. In una delle diverse proposte depositate al Congresso a tal proposito, è prevista la richiesta di una maggiore trasparenza degli algoritmi alla base del funzionamento di tali piattaforme. Si tratta, in particolare della proposta di legge firmata dal senatore democratico Mark R. Warner, in cui è specificato: “il Congresso dovrebbe imporre un possibile controllo sugli algoritmi che determinano quale contenuto viene presentato agli utenti”. Su altre bozze presentate dai parlamentari Usa si legge anche la richiesta di rendere Google un “vettore nazionale, perché un bene di prima necessità, come l’acqua", il che significherebbe sottoporlo al controllo di un’Authority. Al vaglio del Congresso ci sarebbe poi anche un'altra ipotesi, ossia quella di rendere più facile citare in giudizio le Big Tech: in questo momento, infatti, la normativa Usa (Section 230) protegge le piattaforme online dall’essere citate in giudizio sui contenuti pubblicati dagli utenti. Quest'ultima proposta di legge si lega in particolare all'indagine che il Congresso sta portando avanti contro la disinformazione e l’incitamento all'odio, la censura e l’influenza sulle elezioni dei social network. Un procedimento che avrà un'importante tappa il 5 settembre prossimo a Capitol Hill, quando durante le audizioni saranno interrogati proprio i rappresentanti di Google, Facebook e Twitter.

La replica di Google

Intanto, alle critiche di Trump è arrivata immediata la replica di Mountain View. Google ha spiegato che i risultati delle ricerche “non sono usati per fissare un’agenda politica e non hanno pregiudizi nei confronti di nessuna ideologia politica”. “Ogni anno - ha dichiarato la società - effettuiamo centinaia di migliorie ai nostri algoritmi per assicurare un’elevata qualità dei contenuti in risposta alle domande degli utenti. Continuiamo a lavorare per migliorare Google Search e non classifichiamo i risultati per manipolare l’opinione politica”. Google non è il solo gigante di internet a finire sotto accusa da parte del presidente americano. Trump ha recentemente avuto parole di critica anche per Facebook e Twitter, accusandoli di censura.

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