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12/09/2018
di Cosimo Vestito

L'Europarlamento approva la Direttiva sul Copyright

La proposta è stata adottata con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. Passati anche i controversi articoli 11 e 13. Ora si apre una nuova fase dei negoziati

Il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva per aggiornare le regole sul diritto d'autore nel mercato unico digitale dell'Unione Europea. Il testo ha avuto oggi il via libera a Bruxelles con 438 voti favorevoli, 226 contrari e 39 astensioni. Ma l'iter legislativo non è concluso e prevede ancora numerosi passaggi: si apre infatti una nuova fase di negoziato, il cosiddetto trilogo, in cui Parlamento, Commissione e Consiglio dovranno concordare un testo comune che sarà poi votato definitivamente dal Parlamento entro marzo, prima della fine della legislatura e delle nuove elezioni europee previste a maggio del 2019. Negli ultimi mesi, la direttiva, bocciata dall’aula a luglio, è stata al centro di un acceso dibattito a cui avevano preso parte i grandi gruppi editoriali, le piattaforme online, attivisti e esperti di diritto e professionisti dell'industria di internet. Il confronto si è concentrato soprattutto sui controversi articoli 11 e 13. Il primo prevede che le grandi piattaforme che aggregano contenuti offrano un "compenso equo e consono" agli editori per l'utilizzo dei loro contenuti. Il secondo contempla che le piattaforme digitali implementino un filtro automatico in grado di verificare tutti i contenuti caricati prima della loro pubblicazione per controllare che non sia stato violato il copyright e, in tal caso, impedirne la pubblicazione. "Molte delle modifiche apportate dal Parlamento alla proposta originaria della Commissione europea mirano a garantire che i creativi, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori e giornalisti, siano remunerati per il loro lavoro quando questo è utilizzato da piattaforme di condivisione come YouTube o Facebook e aggregatori di notizie come Google News", si legge in una nota pubblicata dall'ufficio stampa del Parlamento Europeo.

I principali punti della Direttiva sul Copyright

I principali punti della direttiva approvata oggi, così come sono riassunti sempre dall'ufficio stampa del Parlamento Europeo, sono i seguenti:
  • I giganti del web dovranno remunerare i contenuti prodotti da artisti e giornalisti;
  • Le piccole e micro piattaforme sono escluse dal campo di applicazione della direttiva;
  • Gli hyperlink "accompagnati da singole parole" si potranno condividere liberamente;
  • Ai giornalisti andrà una quota della remunerazione ottenuta dalla loro casa editrice.
Le piattaforme e gli aggregatori sono dunque ritenuti responsabili della violazioni del diritto d'autore, e questo vale anche per i cosiddetti snippet, le anteprime in cui è visualizzata solo un'immagine e una piccola parte del testo. Evidentemente, questo aspetto interesserà Google e i social network che aggregano brevi estratti provenienti da vari articoli: senza un'autorizzazione preventiva, tale porzione di testo non potrà essere utilizzabile. Si impone quindi a questi soggetti di remunerare chi detiene i diritti sul materiale, protetto da diritto d'autore, che mettono a disposizione. Inoltre, il testo richiede espressamente che siano i giornalisti stessi, e non solo le loro case editrici, a beneficiare del pagamento. Il testo esclude comunque dalla legislazione le piccole e micro imprese della rete. Nuove disposizioni prevedono inoltre che la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali (hyperlink) agli articoli, insieme a "parole individuali", ovvero commenti, come descrizione, sarà libera dai vincoli del copyright. Secondo la direttiva, qualsiasi misura adottata dalle piattaforme per verificare che i contenuti caricati non violino le norme sul diritto d'autore dovrebbe essere concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che effettivamente non violano il copyright. Le stesse piattaforme dovranno inoltre istituire dei meccanismi rapidi di reclamo (gestiti dal personale della piattaforma e non da algoritmi) che consentano di presentare ricorsi contro una ingiusta eliminazione di un contenuto. Il testo specifica, infine, che il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali, come Wikipedia, o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub, sarà automaticamente escluso dall'obbligo di rispettare le nuove regole.

Direttiva sul Copyright, le reazioni contrapposte

La Federazione Italiana Editori Giornali e l'Associazione Europea Editori, che in queste settimane avevano esercitato pressioni sulle istituzioni europee affinché approvassero la direttiva, hanno accolto favorevolmente il voto del Parlamento. In particolare, nei giorni scorsi FIEG ed ENPA avevano scritto una lettera aperta indirizzata agli europarlamentari affinché sostenessero la proposta; FIEG aveva poi acquistato alcune pagine pubblicitarie sui principali quotidiani nazionali che elencavano agli europarlamentari italiani le ragioni per cui votare a favore. "Esprimo il mio apprezzamento per l’esito del voto di Strasburgo sulla Direttiva copyright e ringrazio gli europarlamentari per il senso di responsabilità dimostrato. È un passaggio importante, che consente a questa legge di proseguire il suo iter di approvazione verso una più efficace difesa del diritto d’autore nello spazio digitale contemporaneo”. ha commentato il Presidente della FIEG, Andrea Riffeser Monti, “È l’affermazione di un principio a tutela dei valori democratici europei di una stampa libera e indipendente e a garanzia della centralità del suo ruolo nella società contemporanea”. “La riforma preserverà l’indipendenza dei giornali per le generazioni future. Non riguarda, quindi, solo la modernizzazione del diritto d'autore ma la sua funzione fondamentale nelle nostre democrazie”, ha aggiunto il Presidente dell’ENPA, Carlo Perrone. Se i grandi gruppi editoriali e i principali quotidiani nazionali hanno manifestato soddisfazione per l'esito della votazione, restano invece le opinioni critiche delle piccole società editrici, delle realtà indipendenti della rete e di alcuni politici. Particolarmente dure sono state le parole scritte su Facebook ad esempio il Vicepremier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi di Maio, profondamente contrario alle norme contenute nella direttiva.

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