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27/04/2020

Copie pirata dei quotidiani: la Procura di Bari sequestra 17 canali di Telegram

L'inchiesta è stata avviata dopo la denuncia della Fieg presentata lo scorso 10 aprile all'Agcom

Migliaia di riviste, giornali e libri sarebbero stati illecitamente diffusi attraverso almeno 17 canali Telegram. E' questa l'ipotesi della Procura di Bari che ha disposto un sequestro preventivo di urgenza, in corso di esecuzione da parte della Guardia di Finanza, per i reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d'autore. Il provvedimento riguarda persone in corso di identificazione le quali, "in concorso tra loro - spiega la Procura - introducendosi nei sistemi informatici di numerose società editrici di riviste, giornali e libri protetti da misure di sicurezza, hanno sottratto migliaia di file in formato Pdf dei predetti beni tutelati dal diritto di autore riversandoli illecitamente su numerosi canali della piattaforma di messaggistica istantanea denominata Telegram, permettendo così una tanto capillare quanto abusiva diffusione in chiaro di migliaia di riviste, giornali e libri". L'inchiesta è stata avviata dopo la denuncia della Fieg presentata lo scorso 10 aprile all'Agcom. I danni sono stati stimati dalla Procura di Bari in 670 mila euro al giorno, corrispondenti a circa 250 milioni di euro all’anno, dal momento che «gli utenti iscritti ai canali in argomento sarebbero circa 580 mila, in aumento nel periodo di diffusione del virus Covid-19, e con un incremento dell’88% delle testate diffuse illecitamente».

Le decisioni dell'Agcom

Venerdì scorso proprio l’Agcom aver messo un freno alla diffusione di copie pirata dei quotidiani sulla piattaforma di messaggistica istantanea che, in seguito all’apertura di un’istruttoria, ha deciso di adeguarsi, sia pure parzialmente, alle indicazioni dell’autorità. La Fieg aveva chiesto la rimozione di tutte le edizioni digitali di testate pubblicate su Telegram, nonché di sospendere l’accesso all’intera piattaforma. Una richiesta, quest’ultima, che Agcom ha spiegato però di non poter attuare. L’Autorità ha infatti ribadito “il proprio forte e fattivo impegno a difesa della proprietà intellettuale, che ha dato luogo all’adozione del regolamento per la tutela del diritto d’autore online”, ma ha anche sottolineato che i suoi interventi devono svolgersi nei limiti di tale regolamento. Provvedimenti autoritativi possono essere adottati solo nei confronti di soggetti compresi nel perimetro dei propri poteri e, quando la violazione avviene sui canali di un sito ubicato fuori dal territorio nazionale, come nel caso di Telegram, l’autorità non può che rivolgersi ai provider italiani che forniscono l’accesso a internet, ordinando eventualmente la disabilitazione dell’accesso all’intero sito, sulla base di criteri di proporzionalità. “Allo stato attuale della legislazione un provvedimento di blocco indiscriminato appare sprovvisto del necessario requisito”. Per legittimare un intervento diretto sarebbe necessario, secondo Agcom, una modifica della normativa che consenta di considerare stabiliti in Italia gli operatori che offrono tali servizi, in modo da poter adottare ordini di rimozione selettivi dei contenuti caricati in violazione del diritto d’autore. L’Agcom ha quindi deciso di trasmettere gli atti alla magistratura per consentirle di perseguire penalmente tutti gli autori delle violazioni, rendendo infine noto di voler coinvolge anche la Polizia postale e la Guardia di Finanza.

Il commento della Fieg

“Esprimo soddisfazione per la chiusura di 7 degli 8 canali segnalati dagli editori e ribadisco la necessità di proseguire con queste azioni di contrasto”, ha commentato il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti. “Occorre subito una modifica della normativa che attribuisca all’Autorità specifici poteri di intervento su Telegram e per questo lanciamo un appello al Governo e al Parlamento affinché diano risposte urgenti all’intera filiera della editoria”.

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