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25/07/2019
di Simone Freddi

L'Agcom al Governo: "divieto pubblicità dei giochi danneggia giornali e tv"

Secondo l'autorità, le disposizioni contenute nel Decreto Dignità penalizzano il settore editoriale, e anche lo sport: per il calcio, in fumo 100 milioni dallo stop alle sponsorizzazioni

Il divieto di pubblicità dei giochi previsto dal Decreto Dignità rischia di gravare su diversi settori dell'economia italiana, dagli operatori radiotelevisivi al mondo dell'editoria, fino alle squadre di calcio, penalizzate - rispetto a quelle europee - dallo stop alle sponsorizzazioni. E' quanto scrive l'Agcom in una segnalazione inviata al Governo, riporta agipronews. Il divieto di pubblicità avrà "un impatto notevole sul settore dell’editoria, che già vive una forte contrazione dei ricavi pubblicitari, circostanza che evidentemente incide sotto il profilo occupazionale e che porta con sé inevitabili ricadute anche in termini di pluralismo, privando il settore dell’editoria di una possibile fonte di ricavi", scrive l'autorità guidata da Angelo Marcello Cardani, evidenziando che "il trend degli ultimi anni ha mostrato investimenti pubblicitari nel settore dei giochi e scommesse come un mercato in forte crescita" ma "è indubbio che il settore dell’editoria perderà tutto il differenziale maturato nel 2018". Il divieto di pubblicità dei giochi potrebbe gravare "sugli operatori radiotelevisivi stabiliti in Italia, in virtù dell’applicazione del principio del Paese di origine: laddove il fornitore di servizi media fosse stabilito in altro Paese dell’Unione, ma i contenuti venissero diffusi anche in Italia, lo stesso sarebbe (ed è) legittimato anche a trasmettere pubblicità del gioco con vincita in denaro, sfuggendo tuttavia alla potestà sanzionatoria dell’Autorità". Le tv con sede in Italia che sono tenute ad osservare il divieto, quindi, sarebbero penalizzate. La perdita in termini di ricavi per il solo sistema calcio (italiano) dopo l’entrata in vigore del divieto di sponsorizzazioni da parte delle società di gioco "si stima in circa 100 milioni di euro l’anno, con la conseguente sostanziale penalizzazione in termini di competitività nei confronti delle altre Leghe europee". A questo impatto diretto "dovrebbe poi aggiungersi un effetto indiretto in termini di ripercussioni occupazionali su tutta la filiera che ne uscirebbe assolutamente indebolita rispetto a quelle straniere". Le nuove norme, continua l'Agcom, "dovrebbero modulare il trattamento sanzionatorio a seconda della “pericolosità” della concreta condotta rilevata". Una sanzione minima di 50mila euro per chi viola il divieto di pubblicità dei giochi risulta «poco ragionevole e sproporzionata", sottolinea l'Autorità. Una sanzione di simile entità non è "prevista per alcuna altra fattispecie violativa rientrante nel perimetro tipico dell’attività di vigilanza di questa Autorità, avente ad oggetto la diffusione di contenuti sui servizi di media audiovisivi e radiofonici, in attuazione delle disposizioni del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici". In conclusione, per l'Agcom è "auspicabile e urgente un intervento di riforma complessivo dell’intera materia" dei giochi che "possa introdurre gli strumenti più idonei ed efficaci per contrastare il fenomeno della ludopatia, nel rispetto dell'iniziativa economica privata". L'Autorità suggerisce di "adottare una strategia multilivello a scopo di contrasto efficace del gioco che contempli non tanto un divieto assoluto e indiscriminato di pubblicità, ma che abbia ad oggetto una conformazione dei contenuti del messaggio commerciale, in modo da indirizzare i giocatori verso il gioco legale e verso comportamenti responsabili di gioco".

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