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14/12/2018
di Caterina Varpi

Mediobanca: l'editoria italiana perde 1,2 miliardi in 5 anni. Cresce nel mondo l'adv digitale

Nel nostro Paese, nel 2017 il giro d’affari tocca 3,5 miliardi di euro, segnando -20,2% sul 2013 e - 6% sul 2016, mentre la diffusione cartacea dei quotidiani arriva a un -40,5%

Il periodo di crisi dell'editoria italiana non è ancora finito, ma le azioni di ristrutturazione avviate dai principali gruppi hanno portato a un miglioramento della marginalità industriale e della redditività. Sono queste alcune delle evidenze del Focus di R&S Mediobanca sull'editoria italiana e internazionale per il periodo compreso tra il 2013 e il 2017, con un'appendice dedicata ai primi 9 mesi del 2018. Per quanto riguarda il nostro Paese, nel 2017 il giro d’affari tocca 3,5 miliardi di euro, segnando -20,2% sul 2013 e - 6% sul 2016, mentre la diffusione cartacea dei quotidiani arriva a un -40,5%. Le perdite nei cinque anni ammontano a 1,2 miliardi di euro mentre hanno perso il lavoro 3.301 dipendenti. La diffusione cartacea è diminuita nell’ultimo anno di circa 400 mila copie al giorno, passando da 2,6 milioni a 2,2 milioni con -15,4% sul 2016 e -40,5% sul 2013 (dati ADS). Le copie digitali non riescono a compensare queste performance negative. Il calo delle vendite in Italia mostra comunque qualche segno di rallentamento, con il -6,3% dei primi nove mesi del 2018 che si confronta con il -15,4% del 2017 e con una stabilità della diffusione cartacea a livello mondiale (-0,1% nel 2017 e -0,4% dal 2013). In testa ai quotidiani d’informazione italiani troviamo il Corriere della Sera, con 227mila copie giornaliere nel 2017, seguito da La Repubblica (191mila copie) e La Stampa (146mila).

L’andamento dei conti

Nonostante qualche lieve segnale di miglioramento il trend negativo dei ricavi aggregati degli otto principali gruppi editoriali italiani è continuato nel 2017, in cui i ricavi degli editori considerati sono stati complessivamente di 3,5 miliardi di euro, -6% sul 2016 e -20,2% sul 2013. I primi tre, Mondadori, Rcs e Gedi, rappresentano da soli l’83% del giro d’affari dei maggiori otto operatori editoriali nazionali. Questi dati hanno riflessi sull’occupazione. Tra il 2013 e il 2017 la forza lavoro è diminuita di 3.301 unità, -21,7% sul 2013 e -8,8% sul 2016, attestandosi a 11.886 unità a fine 2017. Fa eccezione Cairo Editore che ha chiuso i bilanci 2013-2017 sempre in utile, con profitti complessivi di 38 milioni. Nel 2017 in miglioramento anche Rcs, che ha fatto registrare un utile netto di 71 milioni (rispetto ai 4 del 2016), Mondadori 30,4 milioni (22,5 nel 2016) e Il Sole 24 Ore 7,5 milioni (-92,6 milioni nel 2016). Sul versante redditività industriale a livello aggregato si segnala un’inversione di tendenza nel quinquennio con ebit margin del 4,1% nel 2017 rispetto al -5,7% del 2013. La struttura finanziaria è mediamente solida, con i mezzi propri che in media sono 1,7 volte i debiti finanziari, ma è anche eterogenea, mentre le difficoltà economiche sono evidenti anche nel calo degli investimenti: sono 13 i milioni di euro investiti in meno rispetto al 2013 (-40%). Nei primi nove mesi del 2018 si segnala un avvicendamento in vetta alla classifica del giro d’affari. Con un fatturato di 713 milioni di euro, Rcs sostituisce in prima posizione Mondadori (658 milioni), dopo gli accordi di dismissione della divisione Periodici Francia. Alle loro spalle Gedi e il Sole 24 ore. I grandi gruppi editoriali non sono riusciti a fermare la flessione del fatturato nei primi nove mesi del 2018, anche se RCS (-0,3%) e Class Editori (stabile) hanno limitato i danni.

Aumento della pubblicità del +41,3% a livello globale

A livello globale, nel 2017 il giro d’affari è risultato in diminuzione, attestandosi a 150 miliardi di dollari complessivi, a -2,2% sul 2016 e a -8,6% sul 2013. La raccolta di pubblicità cartacea, con un -30,8% sul 2013, ha registrato una performance deludente. Aumentano, invece, la diffusione cartacea (+3,4%), la pubblicità digitale (+41,3%) e la diffusione digitale (+179%). Nel 2017 l’89,5% del giro d’affari mondiale proviene ancora dalla carta stampata. I proventi da diffusione, che rappresentano nel 2017 il 58,1% dei ricavi totali, hanno superato quelli pubblicitari. Secondo lo studio, è evidente come il mondo dell’editoria si trovi davanti a sfide che porteranno i grandi gruppi a diversificare i flussi di entrata, puntando sulla qualità del prodotto e sull’utilizzo dei big data.

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