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02/02/2015
di Alessandra La Rosa

I motori di ricerca battono i media tradizionali come fonte di informazione: raccolgono la fiducia del 69% degli italiani

A dirlo è lo studio Edelman Trust Barometer, secondo cui la credibilità dei media online è aumentata dal 50% al 61% nel 2015. Frena la fiducia nei social network, in crescita di un punto percentuale al 45%

Per la prima volta, a livello globale, i media tradizionali perdono la leadership nei confronti dei motori di ricerca come fonte di informazione per le notizie, con una fiducia rispettivamente al 62% contro il 64%, a livello globale. E i valori sono ancora più accentuati in Italia: 57% dei media tradizionali contro il 69%. A segnalare il trend è Edelman, all'interno del suo studio Edelman Trust Barometer, che ogni anno misura la fiducia e la credibilità di aziende, governi, media e organizzazioni non governative.

In particolare, i motori di ricerca vengono utilizzati per raccogliere e comparare informazioni da fonti diverse, così come opinioni di altre persone su un determinato argomento, oppure ancora per verificare le notizie. E in generale anche la fiducia nei media online in Italia è aumentata dal 50% nel 2014 al 61% nel 2015, interrompendo il trend negativo che questi canali registravano da anni. Le cause del fenomeno sono da imputare probabilmente a un graduale processo di accettazione da parte del pubblico, incoraggiato da fattori come il miglioramento della qualità di questo tipo di media, grazie agli investimenti da parte degli editori. Ma non solo: le abitudini mediali in Italia stanno cambiando, e i consumatori si stanno spostando sempre più dai media tradizionali come la tv verso internet, fenomeno peraltro incoraggiato dalla tecnologia mobile. E ovviamente a tutto ciò si aggiungono i motori di ricerca, che ancor di più contribuiscono all’utilizzo dei mezzi di informazione online.
Non a caso il web in Italia è lo strumento più utilizzato in assoluto per informarsi: per il 34% i media online e i motori di ricerca sono la prima fonte consultata, il 45% in Italia li usa per trovare “breaking news”, mentre per il 52% sono lo strumento migliore per trovare conferme sulle notizie. Un trend in crescita negli anni che riscontriamo anche a livello globale. Mentre restano indietro televisione e giornali cartacei con valori nettamente inferiori. Altro dato significativo rilevato dallo studio in Italia è la frenata della fiducia nei social network come fonte di informazione con un dato del 45%, in aumento di un solo punto percentuale rispetto all’anno scorso. Gli utenti condividono molte informazioni sui social ma non tutto ciò che è condiviso è affidabile, e gli utenti i sono divenuti più consapevoli di questo. Infine i media tradizionali e quelli di proprietà (ad esempio siti o blog aziendali) si mantengono stabili o in leggero aumento rispetto al 2014, rispettivamente al 57% e al 44%. Per le aziende è comunque fondamentale integrare tutti i canali nella loro comunicazione ed essere rilevanti su ciascuno di essi. Come rilevato nell’Edelman Trust Barometer 2012, i consumatori per giudicare credibile un’informazione devono essere esposti allo stesso messaggio da 3 a 5 volte. A livello mondiale infine, l’industria dei media continua a collocarsi tra quelle che ricevono meno fiducia, con un trend leggermente in calo, passando dal 52% del 2014 al 51% del 2015. Al primo posto il settore Technology con una fiducia che raggiunge il 78%.
Continua, per il terzo anno consecutivo, la caduta di fiducia nei confronti dei CEO, che scivola nei Paesi sviluppati a un valore del 31%. A livello medio mondiale i CEO si collocano al 41% mentre i rappresentanti del governo al 38%; valori molto bassi se raffrontati con gli accademici (70%) le “persone come te” (63%). Valori in linea con quelli riscontrati in Italia: 67% per gli accademici e 61% per le “persone come te”, mentre i CEO arrivano al 32%. In Italia in generale c’è più scetticismo sui creatori di contenuti sui social network, tutte le categorie hanno un livello di fiducia più basso rispetto alla media mondiale. Solo gli amici e la famiglia in Italia rimangono nella categoria “fidati” con il 63%, tutti gli altri scivolano nella categoria “incerti o neutri”, inclusi gli esperti accademici. Le aziende e i loro lavoratori sono percepiti anche loro “incerti o neutri”, mentre la maggior parte dei creatori di contenuti tra cui giornalisti, dirigenti, VIP e celebrità, ricevono percentuali basse che li collocano nella categoria “sfiduciati”. Un’indicazione, segnala Edelman, rilevante per la comunicazione soprattutto delle aziende.
Per la prima volta, infine, l’indagine ha sondato la fiducia nei confronti dell’innovazione: a livello mondiale il 51% degli intervistati ritiene che sia avvenuta troppo in fretta. Ma fra gli italiani sono più quelli che credono che il fenomeno sia troppo lento (43%). Rispetto a un mondo tutto sommato un po’ “conservativo” l’Italia appare quindi un Paese ben disposto nei confronti dell’innovazione tecnologica. Quasi metà dei rispondenti (47%) dichiara che secondo loro le aziende non fanno abbastanza test durante la fase di sviluppo dei prodotti. Di contro, le azioni che aiutano maggiormente a costruire la fiducia in Italia sono: rendere pubblici i test (71%) e stringere partnership con istituzioni accademiche (68%). Ecco un video riassuntivo della ricerca globale. [dup_YT id="09eDlatXIB4"]

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